La depressione

Inizialmente è difficile distinguere uno stato transitorio di malinconia, perdita di fiducia in se stessi e negli altri, amarezza esistenziale – da uno stato di depressione vera e propria, un quadro di solitudine e angoscia destinato a protrarsi nel tempo per mesi ed anni, fino a modificare sensibilmente le condizioni emotive e fisiche di un individuo.

La depressione è più frequente in coloro che non rispondono con adeguati mezzi di recupero al dolore, avvertendo con particolare intensità il senso di perdita (che riguardi un genitore, il coniuge, un figlio, la salute o l’attività lavorativa, ecc.). Essa si manifesta come progressivo indebolimento delle energie vitali, come crescente passività e disistima da parte del soggetto nei confronti di se stesso, come tendenza a comportamenti autodistruttivi o di autocommiserazione.

Viene cioè a mancare la cosiddetta “volontà” di recupero, mentre l’unica forma attiva nel comportamento di chi è depresso riesce talvolta ad essere la rabbia - i cui effetti, però, non sempre garantiscono una reazione liberatoria.

Quali soggetti sono più esposti al rischio di depressione?

Qualche teorico ha distinto l’incidenza della depressione per fasce d’età, o per generi, ma la pratica terapeutica non sembra aver annotato sensibili distinzioni tra adolescenti e adulti, tra maschi e femmine. Piuttosto è interessante indagare quali siano i momenti critici che favoriscono l’insorgere della crisi, magari in persone già predisposte per indole o storia pregressa.

Indubbiamente il passaggio da una fase all’altra dell’esistenza, nonché una radicale trasformazione della cellula familiare, rappresentano luoghi di riflessione e assestamento molto complessi, che rischiano di lasciare tracce profonde nella psiche: basti pensare ad un ruolo che si trasforma o addirittura si ribalta, alla consapevolezza di un fallimento nelle relazioni, ad un’esperienza di abbandono. Tutto questo può generare una disillusione assoluta, la certezza di non essere più né utili né amati. In altre parole, può tradursi in depressione grave, in apparenza senza vie d’uscita.

Da qui si svilupperanno i disturbi più vari, anche di tipo neurovegetativo: fluttuazione del peso e dell’umore, insonnia, risvegli precoci e irregolari accompagnati da pensieri angoscianti, torpore, rifiuto del piacere e delle distrazioni, malessere diffuso in tutto il corpo, astenia e rigidezza muscolare, ecc.

La depressione, infatti, non è uno stato d’animo, anche se viene accompagnata da un incremento delle emozioni, ma una malattia. E’ uno stato, quindi, che riceve un sensibile beneficio dalle cure mediche, a cui è quasi sempre opportuno ricorrere; ma nello stesso tempo è  bene che sia presa in considerazione anche una terapia diversa, un sostegno psicologico mirato. In questo modo non ci si limiterà a ridurre la sintomatologia più evidente, ma ci si volgerà al recupero globale della persona, del suo carattere, delle sue potenzialità – in un quadro sociale e affettivo che deve essere ricostruito dalle fondamenta.