Il lutto

Quando la perdita di una persona cara si colloca tra gli eventi normativi dell’esistenza (morte “naturale” di un nonno, di un genitore anziano), lo stato di tristezza e di vuoto che viene a crearsi, pur se lacerante e di lunga durata, tende a trovare conforto negli impegni quotidiani e negli affetti più intimi. Non sarà facile superare la crisi, ma di solito i parenti troveranno in se stessi le risorse necessarie alla “guarigione”. In questi casi, anche senza un supporto professionale, il lutto riuscirà a trasformarsi in una crescita e in un approfondimento, perché la figura di chi è mancato entrerà a far parte del patrimonio di famiglia - nella forma di un’eredità spirituale e culturale.

Ma quando il senso del distacco e dell’abbandono deriva da una tragedia imprevista, e soprattutto dal venir meno di una figura sentita come determinante, quasi complementare alla persona stessa (il coniuge, il compagno, un amico molto caro, un figlio), vi è il rischio che il soggetto si senta defraudato di una parte essenziale di sé, senza la quale egli vede crollare tutto il sistema della propria vita. In questi casi né il trascorrere del tempo, che sembra immobile, né la forza d’animo – in quanto la volontà è alienata dal dolore - basterebbero a garantire il recupero. 

Il senso di lutto può subentrare anche dopo il cambiamento dello stato sociale, la perdita del lavoro o della casa, un trasferimento forzato, ecc.: fattori di crisi che determinano confusione e straniamento, in un quadro emotivo di ansia e disagio che può assumere aspetti psicosomatici non soltanto di malessere, ma persino di vera malattia.

Lo psicoterapeuta può accompagnare il difficile processo di elaborazione del lutto, aiutando il soggetto in difficoltà ad attraversare (senza negarle) le fasi successive di un’esperienza così devastante, a cui spesso mancano le parole adeguate per definirsi. In un contesto sociale che richiede estremi livelli di efficienza e di recupero, e che rifiuta i tempi pacati della riflessione, non può che essere proficua una pausa che permetta di accettare il lutto, trasformandolo in risorsa memoriale.

La terapia sistemica garantisce tale percorso in tempi adeguati alle esigenze e alla storia di ognuno: il lutto andrà riconosciuto, elaborato e infine tradotto in occasione di crescita. Esso non costituirà, quindi, una sottrazione di valore, ma la via che ha condotto ad una sintesi nuova e promettente.